Richiesta al Presidente del Consiglio Draghi e al Ministro dell’Università e Ricerca Messa per la proroga dei Dottorati in corso

Illustrissimo Presidente, Illustrissimo Ministro,

la Società Italiana del Dottorato di Ricerca in sigla SIDRI, associazione no profit partecipata da dottori e dottorandi di ricerca, ha tra i suoi compiti statutari la valorizzazione del dottorato di ricerca, quale più alto livello di istruzione e formazione previsto dal nostro ordinamento giuridico, sia in ambito professionale che accademico, con lo scopo di promuovere le competenze e le esperienze acquisite nello svolgimento dell’attività di ricerca nell’ambito del processo di rinnovamento della classe dirigente del nostro Paese. Nel perseguire tale importante e ambizioso progetto, la Società si propone come interlocutore efficace e proattivo in Italia dei dottorandi e dottori di ricerca italiani nel mondo.

SIDRI intende partecipare ad ogni livello nel dibattito istituzionale italiano in relazione alla valorizzazione del titolo di dottore di ricerca con lo scopo di garantire il pieno adeguamento dell’Italia alla Carta europea dei ricercatori e ottenere, al contempo, un riconoscimento pratico del loro percorso professionale nelle Università e negli istituti di formazione/ricerca avanzata e di eccellenza, in ambito nazionale ed internazionale.

Infatti, qualora adeguatamente impiegati e valorizzati – come già accade in altri Paesi ad economia e tecnologia avanzate e in alcuni Paesi di recente industrializzazione, verso i quali si spostano anche molti ricercatori italiani – i dottori di ricerca sono in grado di incrementare la competitività e la produttività delle aziende, sia pubbliche che private, oltre che del sistema universitario, della ricerca e dell’istruzione.

La promozione e la diffusione del merito da parte di SIDRI, nonché la mission di valorizzare, nei diversi contesti istituzionali, il ruolo e le potenzialità dei dottori di ricerca, ci spinge inevitabilmente ad intraprendere continue azioni di incoraggiamento delle Istituzioni verso l’adozione di provvedimenti e riforme mirate ad affermare la qualità delle nostre professionalità, nonché finalizzate ad eliminare situazioni di non conformità.

In questa prospettiva, il 2 aprile del 2020, dopo aver raccolto numerose segnalazioni da parte della comunità dottorale italiana in relazione alle difficoltà ed alle problematiche legate allo svolgimento delle attività di ricerca a causa della emergenza pandemica, SIDRI ha inviato una lettera alle Istituzioni in indirizzo chiedendo di supportare i dottorandi nell’emergenza Covid-19. Nello specifico, è stato evidenziato che la chiusura delle strutture dipartimentali e le difficoltà nell’accesso alle risorse bibliografiche ed ai database hanno inibito il normale svolgimento delle attività di ricerca dei dottorandi prossimi al conseguimento del titolo. In particolare, la chiusura dovuta all’emergenza pandemica ha costretto la maggior parte dei dottorandi ad un’interruzione delle attività di ricerca sotto molteplici e fondamentali aspetti: la ricerca sul campo, l’accesso ai laboratori ed alle biblioteche, la schedatura e la consultazione di fonti d’archivio o di altri materiali indispensabili, lo spoglio delle pubblicazioni non recenti, come nel caso dei periodici e delle fonti testuali non digitalizzate, la compilazione di appunti e bozze necessari alla stesura della tesi o di altre pubblicazioni connesse all’esercizio della formazione dottorale.

A causa delle limitazioni derivanti dall’attuale pandemia, tutte queste attività sono state impedite o comunque, in taluni casi, irrimediabilmente compromesse, per un periodo di tempo la cui durata risulta ancora oggi incerta. Ciò ha provocato un grave danno al percorso di ricerca  dei dottorandi di ricerca, creando rallentamenti e disagi all’intera categoria, con il rischio di serie conseguenze sulla qualità dei prodotti finali del percorso dottorale e di un impoverimento dei curricula accademici (anche a causa dell’impossibilità di effettuare i percorsi di studio all’estero e delle limitazioni legate alla partecipazione a convegni, conferenze, workshop, etc.), in un momento storico durante il quale accedere al mondo accademico è sempre più difficoltoso e rappresenta oggetto di competizioni sempre più selettive.

Orbene, nell’ambito degli interventi destinati a supportare i dottorandi di ricerca coinvolti nella sospensione delle attività didattiche e di ricerca, a causa della pandemia, il Governo ha introdotto il disposto di cui all’art. 236, comma 5, del D.L. n. 34 del 19 maggio 2020, convertito con Legge n. 77 del 17 luglio 2020, il quale prevede che: “I dottorandi titolari di borse di studio ai sensi del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 8 febbraio 2013 n. 45, e dell’articolo 4 della legge 3 luglio 1998, n. 210, che terminano il percorso di dottorato nell’anno accademico 2019/2020, possono presentare richiesta di proroga, non superiore a due mesi, del termine finale del corso, con conseguente erogazione della borsa di studio per il periodo corrispondente. Il termine previsto dall’articolo 8, comma 1, primo periodo, del citato decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 8 febbraio 2013 n. 45, è differito, per l’anno 2020, al 30 novembre. Per le finalità di cui al presente comma, il fondo di finanziamento ordinario di cui all’articolo 5, comma 1, lettera a), della legge 24 dicembre 1993, n. 537 è incrementato di 15 milioni di euro per l’anno 2020”.

Come si evince dal testo della disposizione, la misura che prevede la facoltà di richiesta di proroga, non superiore a due mesi, del termine finale del corso, con conseguente erogazione della borsa di studio per il periodo corrispondente, è esclusivamente destinata ai dottorandi che terminino il percorso di ricerca nell’anno accademico 2019/2020 e non anche ai dottorandi dei cicli XXXIV e XXXV.

Ora, appare del tutto evidente che tale misura, pur sorretta da comprensibili ragioni economico-finanziarie, si rilevi poco idonea a risolvere le problematiche sopra riferite: anzitutto perché consente una proroga di soli due mesi, a fronte di una pandemia prolungatasi per un semestre e ancora perdurante; in secondo luogo, perché non annovera tra i suoi destinatari i dottorandi degli altri cicli attivi, pur essi pregiudicati dall’attuale situazione emergenziale.

Quanto a quest’ultimo profilo, è superfluo – ma necessario stante la misura – ribadire che la situazione emergenziale determinata dal Covid-19 ha cagionato notevoli rallentamenti nello sviluppo dei progetti di dottorato di ricerca di quasi tutti i dottorandi di ricerca, sicché non appare ragionevole delimitarne l’estensione in relazione al termine del percorso di dottorato.

In tale prospettiva, al fine di consentire a tutti i dottorandi il sereno sviluppo dell’attività di ricerca relativa ai rispettivi progetti, sarebbe auspicabile che si assumessero, a livello nazionale, determinazioni dirette ad estendere una proroga della durata del percorso di ricerca ai dottorandi dei cicli XXXIII, XXXIV e XXXV che volontariamente ne volessero beneficiare.

Del resto, quanto sopra si porrebbe in linea con quanto deciso nell’adunanza del 12 novembre 2020 dal Consiglio Universitario Nazionale, con la Mozione sulle misure urgenti per il Dottorato nel periodo di emergenza sanitaria,  con la quale il Ministero dell’Università e della Ricerca è stato invitato a valutare “con la tempestività necessaria per consentire un’efficace riprogrammazione delle attività dei dottorandi e in attesa di misure in grado di garantire al Dottorato maggiore flessibilità nell’organizzazione della ricerca, la possibilità di una proroga del periodo di Dottorato, con erogazione della borsa di studio, imposta dalla estrema difficoltà di accesso ai laboratori e alle biblioteche o ai vari strumenti di ricerca e dagli ostacoli oggettivi nella mobilità per la realizzazione di soggiorni all’estero e presso le aziende o le imprese”.

Pertanto, alla luce di quanto illustrato, appellandoci all’attenzione e alla sensibilità che il Governo ha mostrato nei confronti del mondo della ricerca,

CHIEDIAMO

  • una proroga ulteriore del percorso dottorale fino a 6 mesi per il XXXIII ciclo;
  • una proroga eventuale del percorso dottorale fino a 12 mesi per il XXXIV e per il XXXV ciclo, su richiesta di ciascun dottorando;
  • di valutare eventuali azioni ad hoc a seguito di un confronto con le Istituzioni accademiche per il XXXVI ciclo.

Auspichiamo, infine, la possibilità di condividere le suddette proposte, anche previa audizione, nelle sedi che riterrete più opportune.

 

Con i nostri più sentiti e cordiali saluti.