Al Ministro della Pubblica Istruzione
Prof. Patrizio Bianchi
Presidente Sen. Riccardo Nencini
Onorevoli membri della VII Commissione Istruzione pubblica, beni culturali del Senato
Presidente On. le Vittoria Casa
Onorevoli membri della VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati
Chiarissimo Professore, Onorevoli Presidenti, Onorevoli,
la Società Italiana del Dottorato di Ricerca (SIDRI), associazione no profit, promuove il miglioramento dello status quo di chi ha svolto il dottorato di ricerca, quale più alto livello di istruzione e formazione previsto dal nostro ordinamento giuridico, in ambito professionale, oltre che accademico, mettendo in rilievo come le competenze acquisite dai dottori di ricerca possano risultare decisive per una formazione di eccellenza della futura classe dirigente italiana. Nel perseguire tale importante e ambizioso progetto, la Società si propone come interlocutore efficace e proattivo in Italia dei dottorandi e dottori di ricerca italiani nel mondo.
La Società Italiana del Dottorato di Ricerca si propone di partecipare ad ogni livello nel dibattito istituzionale italiano in relazione alla valorizzazione del titolo di dottore di ricerca con lo scopo di garantire il pieno adeguamento dell’Italia alla Carta europea dei ricercatori e ottenere, al contempo, un riconoscimento pratico del loro percorso professionale nelle Università e negli istituti di formazione/ricerca avanzata e di eccellenza, in ambito nazionale ed internazionale.
Infatti, qualora adeguatamente impiegati e valorizzati – come già accade in altri Paesi ad economia e tecnologia avanzate e in alcuni Paesi di recente industrializzazione, verso i quali si spostano anche molti ricercatori italiani –, i dottori di ricerca sono in grado di incrementare la competitività e la produttività delle aziende, sia pubbliche che private, oltre che del sistema dell’istruzione, universitario e della ricerca.
Tuttavia, oggi, questi “asset” strategici non risultano compiutamente valorizzati nel mondo lavorativo privato e pubblico nazionale, laddove, invece, costituirebbero un quid pluris indiscutibile per qualsiasi organizzazione economica e produttiva del Paese.
Sulla base delle istanze pervenute dai dottori di ricerca, SIDRI ha individuato alcune proposte concrete, sostenibili e realizzabili, al fine di sensibilizzare il nostro Paese al ruolo e alle potenzialità di questa figura nei diversi contesti lavorativi.
L’obiettivo fondamentale è quello di introdurre misure volte ad impiegare utilmente i dottori di ricerca nell’economia nazionale, anche con il proposito di arginare la fuga verso l’estero di risorse umane con elevato grado di formazione, sulle quali il Paese ha investito in anni di formazione specialistica.
Con questo spirito, ci permettiamo di commentare, emendare e sposare alcune delle ultime proposte in materia di Dottorato di ricerca, istituito con il Decreto del Presidente della Repubblica dell’11 luglio 1980 n. 38, e, al contempo, di attenzionare tutti i progressi in campo scientifico ed istituzionale portati avanti dai nostri colleghi italiani, sia in campo nazionale che all’estero.
Nello specifico, i dottori di ricerca, costituiscono un’importante risorsa per l’Italia, come Voi sapete, anche e soprattutto al di fuori dell’accademia. Il contributo che un dottore di ricerca può dare per creare valore aggiunto nei più svariati settori produttivi del Paese è strategico per lo sviluppo e l’innovazione nazionale e internazionale.
Con riferimento all’insegnamento scolastico, allo stato attuale, non esiste una legge che recepisca e valorizzi le competenze dei dottori di ricerca e che ne regolamenti il loro accesso in questo ambito. Invero, l’ingresso dei dottori di ricerca nel corpo docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado costituisce di fatto uno stimolo a migliorare la formazione e l’aggiornamento dei docenti, garantendo una didattica di livello internazionale e più elevato a vantaggio soprattutto degli studenti, che potrebbero inoltre usufruire delle esperienze di ricerca svolte all’estero dai loro concittadini. I dottori di ricerca, infatti, durante
il loro percorso di dottorato svolgono un’importante e impegnativa attività scientifica, quando non anche didattica di livello universitario, essendo inoltre chiamati a far parte delle commissioni volte a selezionare e ad esaminare le competenze di docenti, anche stranieri, e didirigenti. Alcuni, tra gli stessi membri del nostro Consiglio Nazionale della scrivente Società, hanno ricoperto anche le cariche di membri di valutazione accademica e sono stati formatori dell’attuale corpo docente di molte scuole. I dottori di ricerca hanno, pertanto, i titoli necessari per poter essere ammessi come docenti nelle istituzioni di scuola secondaria.
Tuttavia, ad oggi, queste figure altamente specializzate, non hanno un accesso all’istituzione educativa e a volte non sono nemmeno riconosciute nella validità del titolo Ministeriale, rispetto ai neolaureati, né ai concorsi per i ruoli di personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado né al conferimento delle supplenze ai fini dell’inserimento nelle graduatorie provinciali per le supplenze (GPS) e delle graduatorie di istituto del personale docente (GI).
Pertanto, la Società Italiana del Dottorato di Ricerca propone che nel sistema di reclutamento del personale docente, i dottori di ricerca abbiano un accesso diretto e definito, o che quantomeno si tenga in debito conto della formazione d’eccellenza acquisita e che verrebbe così reinvestita professionalmente e intellettualmente nel mondo della scuola. Alla luce della recente emergenza sanitaria, a seguito dei numerosi premi nei più vari ambiti di ricerca, dopo numerose pubblicazioni in più lingue oltre a quella nazionale, i dottori di ricerca offrono le proprie competenze per ridurre i divari didattici presenti nelle istituzioni educative contemporanee. Dopotutto, lo stesso Ministero invita gli Atenei a promuovere, oltre ai tradizionali obiettivi della didattica e della ricerca scientifica, la cosiddetta Terza Missione, vale a dire l’apertura del mondo accademico e della ricerca verso il contesto socioeconomico attraverso il trasferimento delle conoscenze.
Nella Terza Missione, il ruolo dei dottori di ricerca risulta fondamentale per lo sviluppo e il progresso del Paese. Appare, pertanto, contraddittorio riconoscere l’importanza delle competenze acquisite dai dottori di ricerca, ma, al contempo, non offrire un adeguato inserimento degli stessi nel corpo docente scolastico.
I dottori di ricerca possono quindi ricoprire i diversi ruoli in ambito educativo: dalla docenza nella scuola secondaria alla Dirigenza Scolastica, pertanto chiediamo di inserire il profilo del dottore di ricerca come figura professionale idonea ad entrare, con corrispondenza di titolo, nel sistema scolastico, in ragione e supportati dalla evidente garanzia di scientificità nella didattica per le ragioni sopra esposte e documentabili.
Queste ragioni sostengono e rafforzano la richiesta collettiva dei dottori di ricerca di rendere effettivo il riconoscimento del Dottorato di Ricerca come titolo abilitante per l’insegnamento, congiuntamente all’acquisizione dei 24 CFU, e connessi, alla luce delle esperienze didattiche e professionali esposte e documentabili.
In merito al titolo culturale di dottore di ricerca appartenente al massimo livello, n. 8, del sistema delle qualifiche europee (EQF), considerando la sezione B.7 delle tabelle di valutazione dei titoli per le GPS, allegate all’O.M. n. 60/2020, si chiede che vengano attribuiti 12 punti per ogni anno al titolo. A supporto di tale richiesta, equiparazione del punteggio e degli anni di servizio, c’è l’art. 15, comma 15-bis, del D.lgs. 22/2015. Esso, infatti, ha previsto, un’indennità di disoccupazione ai dottori di ricerca con borsa, ossia la DIS-COLL.
In merito, invece alla sezione B.9 delle tabelle GPS, il punteggio attribuito ai titoli accademici e scientifici è pari a 12. In tal caso, si chiede che vengano elevate le soglie e valutate anche le attività didattica integrativa e di ricerca scientifica, che includono tra le atre attività post-dottorali: il tutorato, la ricerca scientifica tramite borse di ricerca, la docenza universitaria, espressamente richiamate dall’art. 1, comma 14 L. 230/2005. Ciò in quanto sarebbe parziale e miope una valutazione che tenga conto esclusivamente dell’attività di ricerca scientifica svolta dagli assegnisti escludendo di fatto tutte le attività connesse di ricerca e di didattica integrativa svolte da tutte le altre figure che supportano l’attività dei ricercatori universitari, individuate con appositi bandi e mediante procedure selettive dalle Università come sopra specificate.
I nuovi punteggi tabellari verrebbero così distribuiti:
- Dottorato di Ricerca 12 punti per ogni anno;
per le altre “Attività di ricerca scientifica post-dottorali” verrebbero così distribuiti:
- Tutoraggio – attività didattica integrativa 10 punti per ogni anno;
- Borse di ricerca, borse di studio e assegni 10 punti per ogni anno/titolo;
- Docenza Universitaria a contratto 10 punti per ogni anno;
La presente richiesta si connota di un valore simbolico ancora più forte soprattutto alla luce del momento drammatico che sta vivendo il nostro Paese per l’emergenza epidemiologica COVID-19 e risponderebbe al punto 4 dell’AGENDA 2030 relativo ad un’istruzione di qualità. Ora più che mai, dopo un anno di pandemia, infatti, ci si rende conto di quanto la vita di un Paese possa dipendere dagli studi e dal lavoro del mondo della ricerca.
Ci auguriamo vivamente che in questo momento di profonda riflessione trovi spazio la nostra richiesta di dare la giusta dignità ad un titolo accademico che, se adeguatamente valorizzato, può cambiare le sorti della qualità della scuola e della gestione del Paese nei diversi settori. Siamo certi della Vs attenzione alle tematiche in discorso.
Restando a disposizione per un confronto, una audizione con una nostra delegazione in presenza o in videoconferenza, fiduciosi, vogliate accogliere i nostri distinti saluti.